GLI STILI DI ATTRIBUZIONE DI M. SELIGMAN. “Imparare l’ottimismo”

Martin Seligman è uno psicologo americano, fondatore della psicologia positiva, che ha sviluppato partendo dallo studio degli stili di attribuzione personali.
Ma cosa sono questi stili di attribuzione? Semplicemente possiamo dire che uno stile di attribuzione è il modo che utilizziamo per spiegare a noi stessi perché accadono degli eventi che ci riguardano.

Secondo Seligman può essere misurato da tre fattori:

  • Quando ci capita qualcosa possiamo ritenere responsabili noi stessi o altre persone o il caso.
  • Quello stesso evento possiamo attribuirlo a qualcosa di permanente nel tempo o a qualcosa di temporaneo.
  • Pervasività. Quello che ci è accaduto possiamo attribuirlo a cause o aspetti che riguardano tutta la nostra persone e tutti i nostri ambiti di vita o solo a cause specifiche e delimitate.

Di questi tre fattori il più controverso è la permanenza: se l’evento è legato a qualcosa di permanente, difficilmente faremo qualcosa per cambiarlo.
Secondo Seligman sono ottimiste, quindi, le persone che attribuiscono gli eventi positivi alle proprie caratteristiche, durature e che riguardano tutta la persona.
Al contrario pessimista è chi attribuiscie gli eventi positivi ad altre persone o al caso, a cause limitate nel tempo o con caratteristiche specifiche.
Ovviamente con gli eventi negativi le reazioni di un ottimista e un pessimista saranno opposte.

Studi più recenti hanno aggiunto un altro fattore detto ‘Pesantezza’, cioè la tendenza ad ingigantire gli eventi negativi.

Inoltre possiamo fare anche una distinzione tra ottimismo ottuso e ottimismo realistico.
L’ottimismo ottuso, conosciuto anche con il nome di sindrome di Pollyanna, consiste nel prendere in considerazione soltanto gli aspetti positivi delle situazioni in modo selettivo, ignorando completamente ostacoli e lati negativi.
L’ottimista realistico, invece, vive le situazioni negative come estemporanee (prima o poi cambieranno), esclusive (bene e male non sono ovunque), esigue (poteva andare peggio di così) e personali (si sente responsabile della situazione).

Secondo Seligman ogni individuo tende ad avere uno stile di attribuzione caratteristico e stabile nel tempo ma può essere modificato. Solitamente la maggioranza delle persone si colloca fra i due estremi opposti di cui sopra.

Centinaia di ricerche hanno dimostrato che questi due modi di pensare (ottimista e pessimista) portano delle conseguenze importanti: da questi studi emerge che i pessimisti sono molto più arrendevoli e facilmente preda della depressione, mentre gli ottimisti rendono meglio nello studio, nel lavoro e negli sport.

Nonostante questo il pessimismo ha degli aspetti positivi: molti studi, infatti, dimostrano che gli ottimisti tendono a non assumersi le proprie responsabilità in caso di eventi negativi e credono di avere molto più controllo sugli eventi di quanto ne hanno in realtà mentre i pessimisti vedono la realtà in maniera più oggettiva.

Interessante è la teoria di Seligman secondo cui il pessimismo deriva dalla storia del genere umano e ha, quindi, un ruolo adattivo, quello di farci valutare in maniera accurata la realtà correggendo l’ottimismo ottuso che a volte mettiamo in atto.

Tirando le fila di studi e ricerche su questi due modi di vivere, è utile secondo Seligman essere moderatamente ottimisti, imparare a scegliere l’ottimismo la maggior parte delle volte ma ascoltare il pessimismo quando serve.

E tu, ti senti più ottimista o pessimista?